Affonda lentamente. Lentamente s'inabissa e affoga nel dramma di un disperato ribollire. Sobbalza sul fondo e ricade, si ribalta e riprende ad agitarsi in agonia. Suoni lontani mi scuotono il cervello. Mi sento intrappolato nella bambagia che attutisce i miei sensi, ma tiene vivo il dolore.
Sarà la conseguenza di una notte senza sonno, oppure il cannonau, o magari la panna sul suo corpo.
Ora ti guardo affogare nel proverbiale bicchiere d'acqua. Non provo rimorsi per averti lasciata sola a toccare il fondo. Senza intervenire e senza una parola che potesse esserti di conforto. Non provo pena per il tuo lento morire. Ancora pochi secondi e scomparirai per sempre dalla mia vista. Niente di personale, mia cara, per uscire da certi problemi serve un sacrificio. Questa volta é toccata a te. Magari avrei preferito condannarti ad un'agonia più veloce. L'avrei preferito per entrambi, ma non ho sensi di colpa: voglio solo che tutto questo dolore finisca quanto prima.
Ci siamo: l'ultima scintilla della tua esistenza, si scioglie senza un suono. Sei passata veloce e anonima nella mia vita e ora non mi resta che aspettare che sia il mio dolore a passare.
Addio, dolce, inconsapevole salvatrice della mia anima persa.
Dedicata a chi come me ha iniziato la giornata con un'aspirina.
2 commenti:
Fondamentalmente non ho un cavolo da scrivere, però ci tenevo al primo posto assoluto. Ho pianto nel leggere il tuo scritto di esordio (esordio sul blog, intendo), prima ancora di arrivare al finale (il che è tutto dire). Di quell'aspirina avrei avuto bisogno lunedì mattina, ma ahimé non c'era e ho continuato a vedere i draghi fino a metà pomeriggio. Il bello è che ho pure lavorato. Ho scritto delle cose, non ricordo cosa... Però l'indomani erano in prima pagina. Credo che a breve avrò notizie dai legali di qualcuno.
Dimenticavo: odio i blog. Soprattutto il mio.
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