martedì 20 maggio 2008

Che ve lo dico a fare?

Cari bloggers,
questo non é un blog. Così come quello della foto non é un pranzo. Però se sei alla fiera a vedere il solito nulla e a spendere centinaia di euri in cazzatine inutili, quando guadagni l'ombra di una palmetta rachitica, mangeresti anche da McDonald's. Tutto trova il suo posto, quando serve.

Io non guardo la televisione, però ogni tanto mi devo sorbire il tiggì nel posto in cui lavoro.

Napoli é una splendida città, piena di bellissima gente, ma ultimamente tutti i napoletani sono piuttosto incazzati. Sapete perché? Gli zingari hanno riempito la città di rifiuti. Se ne stanno nei loro campi e impuzzano la vallata del loro classico odore di diossina. I loro vecchi vestiti intrisi del loro sudore ricco di acidi tossici, inquinano le falde acquifere quando vengono abbandonati nei campi. Stanno rovinando questo Paese e finalmente avranno quello che si meritano. Estradizione, rimpatrio (dove?), magari le fiamme purificatrici di qualche provvidenziale bottiglia molotov. Io non ce l'ho con gli zingari, ma se serve a risolvere il problema dei rifiuti in Campania, ben vengano i raid notturni delle forze dell'ordine ai danni di una società apparentemente pacifica!

Il tiggì è una forma di televisione borderline. Retaggio di un'altra epoca, di un'altra cultura. Non esisterebbe nemmeno la lingua italiana se non fosse per il tiggì. Eppure ormai é rimasto solo il nome, la sigla, il sostantivo “giornalista” che ormai non ha più significato. L'informazione non esiste più.

I ragazzi di oggi non vogliono più andare a scuola. Quando io facevo le superiori (e ormai parliamo di quindici anni fa!) non mi sarebbe mai saltato in mente di lasciare gli studi. Non era un'opzione. Non ci pensavo nemmeno. Se facevo il cazzone durante l'anno, alla fine mi toccava recuperare e se avevo materie a settembre, mi giocavo l'estate. Alla fine mi sono guadagnato il mio pezzetto di carta e come tutti mi ci sono pulito il culo! Per di più, chi ha smesso di studiare a suo tempo, ha “recuperato” gli anni persi diplomandosi a suon di denaro. Io non capisco perché i ragazzi smettano di studiare al giorno d'oggi, ma per fortuna la televisione ha sempre la risposta: i bulli. Questi maniaci debosciati che trombano in classe con le supplenti e danno fuoco ai capelli dei compagni, si filmano col cellulare e poi caricano i filmati su youtube. Maledetti bulli! Maledetto youtube! Maledetti cellulari! Il nuovo governo deve fare una bella riforma per rimettere gli studenti dietro i banchi. Innanzi tutto niente più cellulari in classe, niente più bulli e niente più youtube. Le supplenti gnocche, invece, verranno aumentate del 30%.

Quanto alla sicurezza, si sente già parlare di ronde notturne. Basta non chiamarle così, ché fa brutto. Qualcuno pensava che se ne sarebbero occupate le forze dell'ordine, invece si sono formate le squadracce. Basta non chiamarle così, ché... lo sapete! Ebbene io ho un amico sbirro che ogni giorno rischia la vita allo stadio, alle manifestazioni, nelle retate antidroga, anti-schiavisti umani per lavoro o prostituzione. Rischia la vita per uno stipendio da fame. Se ne assumessero altri a fare il suo lavoro, magari gli toccherebbe pure dividere lo stipendio. Magari gli darebbero pure i turni come nei call-center.

Poi il tiggì va avanti e senti notizie balorde di madri che uccidono i figli, figlie che uccidono le madri, tre teneri ragazzini che uccidono la loro comune fidanzatina incinta e poi la buttano in un pozzo. Per fortuna in questo Paese i panda hanno ripreso a riprodursi. Per non parlare degli orsi bianchi. Io spero soltanto che prima o poi riprendano a produrre la Panda. Quella vecchia. Brutta ma economica. No, perché non posso permettermi una casa, né di proprietà, né in affitto e se la benzina continua ad aumentare, mi sbarazzerò anche della macchina. Figuriamoci avere un figlio. L'altro giorno mi hanno trascinato dentro una chiesa in occasione di una cresima e ho sentito il prete dichiarare che la gente non fa figli perché non ha fede. Già, la gente non ha fede. La gente non ha ideali.

Io non guardo la televisione e non compro giornali. Mi informo in rete e diffido di chiunque faccia un mestiere indefinito come l'Opinionista o -per dirne una- il Ministro delle Semplificazioni. Internet é la nostra Mela della Conoscenza, che ci apre gli occhi ma ci condanna al dolore. É vero non abbiamo fede, né speranze, né soldi, né princìpi, né certezze, ma abbiamo ancora le palle che girano per le scorse elezioni e il modo in cui sono riusciti a costringerci a scegliere tra il partito della Padella e quello della Brace. Girano per chi ha osato chiamare bamboccioni una generazione di disperati.



Girano per uno che dopo aver strumentalizzato la cosa, ha eluso una domanda sul precariato adulando una donna per il suo “lodevole sorriso” e consigliandole di lasciar stare la carriera e pensare piuttosto ai lavori donneschi, come si definivano un tempo.



Ma che ve lo dico a fare? Se state leggendo queste righe, vuol dire che siete come me. Almeno un po'! Altrimenti non vorreste sentire le mie opinioni, dato che non sono un Opinionista. Non accettereste di vedermi riferire notizie d'attualità, dato che non sono un Giornalista. Non sprechereste il vostro tempo davanti al monitor di un PC, perché per quanto simile non sarà mai una televisione.
Non comprereste mai il romanzo de “il portapizza” con la copertina rossa che vedete a destra, perché non sono uno scrittore e perché nessun editore si é preso la briga di garantire che la vostra sensibilità non sarà danneggiata da quanto leggerete tra quelle 235 pagine. Perché nessuna libreria si prenderà la briga di esporlo tra i suoi scaffali accanto ad autori prestigiosi quali l'impareggiabile Moccia, il tronista di turno, la Franzoni, un comico pentito di Zelig. Insomma in libreria non c'è posto per tutti! E se non te lo ritrovi tra le mani, é giusto che non compri il libro. A me é successo tante volte che un libro mi venisse a cercare e mi cadesse tra le mani di sua spontanea volontà, ma non é l'unico approccio possibile. Stamattina mi é arrivato per posta. La versione definitiva. L'ho ordinato sul sito, l'ho pagato 9 + 4 euro di spese postali. Mi é arrivato in cinque giorni. È perfetto! Rosso, patinato, piccolino. Esteticamente un gioiellino! Il contenuto lo conosco praticamente a memoria, ma chi lo ha letto, ne ha sempre parlato un gran bene. E poi arriva dentro uno scatolone che sembra proprio un cartone da pizza. Questo non era preventivato, ma é un tocco di classe in più.

Perché scrivere un libro coi tempi che corrono? Questo non lo so. Perché scrivere é quello che mi riesce meglio e soprattutto non ne posso fare a meno.

Perché non mi sono rivolto a un editore qualsiasi? Premesso che ci ho provato, considerate – se vi pare – che per il mio primo romanzo, un editore ce l'ho. Un vero professionista, eppure un romanzo così bello non é mai riuscito a farlo stampare e non é mai stato così veloce a spedire gli ordini (e considerate che questi li stampano dall'altra parte del mondo!).

Quando dico in giro che lo distribuisco anche gratuitamente, tutti mi danno del pazzo. Io dico: non sono i soldi il punto. Quattordici euro non sono poi così tanti e ci sono modi peggiori per spenderli. Se poi non si possono o non si vogliono spendere nemmeno quelli, perché perdere un eventuale lettore e perdere l'opportunità di diffondere il proprio punto di vista o semplicemente di ricevere una sana critica? In fondo per chi scrivo io? Per me stesso? Si, e poi? Per essere letto. Questo é quanto.

Se la cosa vi aggrada, il nuovo romanzo di Simone Ruggeri é pronto per essere dato in pasto alla rete nella sua nuova versione pocket e con una grafica tutta nuova. Per acquistarlo o per scaricarlo subito andate a questo indirizzo:
http://www.lulu.com/content/1527997

L'argomento? Quello che avete appena letto: una persona qualsiasi in un mondo in cui tutto va a rovescio, ma niente è come sembra.

Se decidete di acquistarlo o anche solo di leggere l'ebook e dovesse piacervi (ma anche no!), non dimenticate di spargere la voce!!!



Buon proseguimento a tutti!
Il portapizza

lunedì 5 maggio 2008

Alla vita

La vita non è uno scherzo,
prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non è uno scherzo,
prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini,
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più vero della vita.

La vita non è uno scherzo,
prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni, ad esempio,
pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli,
ma perché non crederai alla morte,
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.


Nazim Hikmet
(1902-1963)